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Please insert a search term in the input field. If you have any question please contact usI cannabinoidi sintetici sono sostanze chimiche create in laboratorio. A differenza di fitocannabinoidi ed endocannabinoidi, sono artificiali e non si trovano in natura. Queste sostanze vengono fabbricate per raggiungere i recettori del sistema endocannabinoide e generare determinati effetti.
Alcuni cannabinoidi sintetici svolgono azioni di cui è stato comprovato l'effetto terapeutico, ed agiscono in modo simile ai cannabinoidi presenti nella pianta di cannabis e nel corpo umano. Per esempio, i ricercatori hanno sviluppato il Dronabinol—componente attivo del Marinol—per raggiungere i recettori CB1, proprio come fa il fitocannabinoide THC.
Il Nabilone—altro cannabinoide sintetico—imita anch'esso l'azione del THC all'interno dell'organismo. Questa sostanza chimica si lega al recettore CB1, ed è stata impiegata in contesto terapeutico per dare sollievo ai disturbi di stomaco, oltre a varie altre applicazioni.
Se i cannabinoidi sintetici sopra menzionati mostrano un certo potenziale terapeutico, altri sono molto più pericolosi. Esistono centinaia di differenti cannabinoidi sintetici, e molti di essi producono effetti distinti. Queste sostanze chimiche vengono spesso prodotte come intrugli improvvisati, e distribuite sul mercato nero sotto il nome di “K2” e “spice”.
A differenza del THC, che attiva solo parzialmente i recettori dei cannabinoidi, certi cannabinoidi sintetici li attivano completamente, e sono noti per essere fino a 200 volte più potenti[1] del THC in quelle aree.
Questo meccanismo potrebbe causare in certe circostanze pericolosi effetti secondari[2]. I cannabinoidi sintetici sono associati con un maggior livello di tossicità, ricoveri in ospedale, irritazione, confusione, danni renali acuti, ecc.
In comparazione, i fitocannabinoidi presentano un profilo di sicurezza molto più rimarchevole e costante. Perfino quando i cannabinoidi sintetici vengono somministrati in contesto terapeutico, sono molto più imprevedibili rispetto alle loro controparti naturali.
Gli scienziati creano con molta attenzione i cannabinoidi sintetici approvati dalla FDA, come il Dronabinol, in laboratorio. Questo composto contiene la molecola del THC, e viene sospesa in olio di semi di sesamo, poi inserita in capsule.
Ma altri cannabinoidi sintetici vengono spesso creati in laboratori clandestini e distribuiti illegalmente a consumatori pronti ad acquisirli. La sintesi di queste sostanze cominciò con il professore di chimica organica John William Huffman. A partire dal 1984, nel corso del loro lavoro alla Clemson University in South Carolina, lui e il suo team hanno sintetizzato oltre 400 cannabinoidi sintetici.
La loro intenzione originaria era quella di sviluppare strumenti chimici per studiare il sistema endocannabinoide. Ma due di queste molecole apparvero sul mercato nero in Germania nei tardi anni 2000.
Queste molecole vengono prodotte in laboratorio, diluite in una base di acetone, e quindi spruzzate su varie forme di materia vegetale essiccata, per replicare il formato della cannabis in forma erbacea.
Quest'imprudente procedimento di fabbricazione può portare a diversi errori, come dei lotti di droga eccezionalmente potenti e pericolosi.
Esistono centinaia di cannabinoidi sintetici. Alcuni di essi, come il Dronabinol, servono a legittimi scopi terapeutici o di ricerca, mentre altri vengono abusati e presentano pericolosi effetti secondari. Non soltanto i cannabinoidi presenti in natura sono molto più sicuri, ma le nuove ricerche suggeriscono anche che gli estratti di cannabis a pieno spettro potrebbero essere molto più efficaci delle singole molecole isolate.
[1] Castaneto, M. S., Gorelick, D. A., Desrosiers, N. A., Hartman, R. L., Pirard, S., & Huestis, M. A. (2014). Synthetic cannabinoids: Epidemiology, pharmacodynamics, and clinical implications. Drug and Alcohol Dependence, 144, 12–41. https://doi.org/10.1016/j.drugalcdep.2014.08.005 [Fonte]
[2] Mills, B., Yepes, A., & Nugent, K. (2015). Synthetic Cannabinoids. The American Journal of the Medical Sciences, 350(1), 59–62. https://doi.org/10.1097/maj.0000000000000466 [Fonte]
[1] Castaneto, M. S., Gorelick, D. A., Desrosiers, N. A., Hartman, R. L., Pirard, S., & Huestis, M. A. (2014). Synthetic cannabinoids: Epidemiology, pharmacodynamics, and clinical implications. Drug and Alcohol Dependence, 144, 12–41. https://doi.org/10.1016/j.drugalcdep.2014.08.005 [Fonte]
[2] Mills, B., Yepes, A., & Nugent, K. (2015). Synthetic Cannabinoids. The American Journal of the Medical Sciences, 350(1), 59–62. https://doi.org/10.1097/maj.0000000000000466 [Fonte]